L’analisi SWOT è un utile strumento per avere un quadro sintetico e sinottico delle condizioni competitive di un’organizzazione, qualsiasi essa sia. In anni recenti la Lega ha spostato il suo “segmento di mercato” dalle istanze federaliste e indipendentiste del nord a quelle nazionali e nazionaliste. Da partito con una constituency ben previsa in regioni ben precise del settentrione a partito a vocazione nazionale e nazionalista. Mutatis mutandis, è come se un’azienda fosse passata da una specializzazione molto verticale su un set ben preciso di prodotti, che voleva vendere a un target ben preciso di clienti, a una che vuole vendere un solo prodotto a tutti, o comunque alla maggior parte delle persone. Il prodotto in questione può essere sintetizzato con l’espressione “l’interesse nazionale” o “l’interesse del popolo” o “il popolo contro le élite” (tralasciamo per un attimo che tali espressioni sono svuotate di un reale significato). Il partito è stato anche fortemente egemonizzato dal suo segretario, tanto che sotto il simbolo è stato scritto “Salvini premier”.
La Lega rappresentante di istanze nazionaliste si è trovata a competere con un partito, ossia i Fratelli d’Italia, che offriva il “prodotto” nazionalista “originale”. Il “prodotto” di Salvini è stato percepito dall’elettorato come un succedaneo. Inoltre la “base” di elettori del nord, rappresentato soprattutto da piccoli imprenditori e piccole aziende, si è sentita tradita dalla nuova versione nazionalista della Lega, e ha spostato i suoi voti sul partito di Meloni, la quale nel frattempo ha blandito questi gruppi sociali promettendo protezione commerciale e privilegi fiscali. Tuttavia, ravviso una dissonanza in tale travaso di voti: questa base elettorale, invisa allo statalismo e all’assistenzialismo, ha votato un partito dai forti accenti statalisti e poco incline alle legittime richieste di responsabilizzazione fiscale portate avanti dal nord d’Italia, che si sente (a ragione) la parte trainante di un paese altrimenti ampiamente improduttivo e viziato dall’assistenzialismo istituzionale.