Dopo anni di lavoro esce questo libro. È il prodotto di un profondo ripensamento su ciò che credevo essere vere e proprie verità incontrovertibili e che si sono rivelate, poi, delle patenti menzogne. Perché anche io sono stato sovranista, nel senso più deteriore del termine, ossia un nazionalista che non ha il coraggio di esserlo (una specie di nazionalista passivo-aggressivo), un “credente” in una dottrina politica senza fondamenti razionali, logici e fattuali, una persona sprovvista di qualsiasi cognizione di fatti economici e storici, e che malgrado tale grottesca ignoranza non si peritava di parlare con tono saputo di quelle stesse cose delle quali sarebbe stato molto più saggio e igienico tacere, figurarsi farne i presupposti per un’ideologia politica.
Ma ciò che importa nella vita non è la coerenza (che richiede molto spesso un tributo di idiozia a chi cocciutamente la persegue), ma la ricerca della verità. E la verità pretende da chi la ricerca un tributo di umiltà, perseveranza e pazienza. Di solitudine, a volte.
“Sovranismo – un destino idiota” è disponibile qui e presto in tutte le piattaforme online. Sarà disponibile anche la versione e-book.
Alcune persone mi hanno chiesto il significato della frase in greco sul retro di copertina. Questo motto, traslitterato, “ti moi syn douloisin”, ossia “che ho a che fare io con gli schiavi?”, fu l’emblema che contraddistinse la Piero Gobetti Editore, dal 1923 al 1929. Un motto greco suggerito da Augusto Monti a Gobetti quale aperta sfida culturale al fascismo.
Qualcuno potrebbe chiedersi del motivo per il quale usare, oggi, il motto gobettiano, e chi siano oggigiorno, mutatis mutandis, gli schiavi.
Gli schiavi sono, oggi, tutti gli italiani che non vivono di rendita, coloro che non hanno le giuste entrature, i giovani che vorrebbero un Paese più meritocratico, le aziende sane e innovative che, malgrado la politica, il fisco, la burocrazia, mandano avanti il Paese, le persone meno abbienti che vorrebbero migliorarsi, gli immigrati volenterosi di integrarsi, i nostri figli che meriterebbero una scuola migliore e migliori aspettative per il loro futuro. Una minoranza del Paese, ma la parte più viva e aperta al futuro. L’unica per la quale nutrire un po’ di speranza.
Tutto il resto è nostalgia, passatismo, livore, ignoranza, regresso, irrazionalismo. In una parola, sovranismo.