Dove siamo

Vedo ora il miserabile stato morale in cui versa l’Italia, i cui cittadini si sono persuasi che per ottenere un po’ di benessere non debbano sacrificarsi in prima persona, come mio padre, come mio nonno, come gli italiani del secondo dopoguerra, ma che debba essere lo Stato a adoperarsi al loro posto. Un paese i cui politici, di destra come di sinistra, si sono fatti fautori di questa miserabile morale di parassitismo che spegne in ogni individuo qualsiasi afflato all’autonomia. Un paese ormai distrutto economicamente dall’immobilità, l’incuria, l’ignoranza, e in cui l’idiozia di massa sta prendendo l’abituale forma dell’estremismo politico, che con ogni probabilità porterà a una progressiva messicanizzazione dell’economia del Paese. Un paese la cui classe media declassata, dall’asfittica mentalità piccoloborghese, provinciale, vittimistica, farisaica, essenzialmente fascista, cova insofferenze e risentimenti e si sta facendo irretire da arruffapopolo e pifferai il cui messaggio pedagogico è che la ricchezza possa essere creata ex nihilo senza profondere sacrifici, senza dispendio di energia e intelligenza. Un paese da cui i giovani migliori scappano a centinaia di migliaia. Un paese in cui fare impresa è impossibile. Un paese che non crea incentivi a produrre e che ne crea, invece, per non lavorare e per evadere le tasse. Per essere furbi. Perché, come scrisse Prezzolini, il fesso, in Italia, si interessa al problema della produzione della ricchezza, mentre il furbo a quello della ridistribuzione. Un paese in cui l’ignoranza e l’irrazionalismo di buona parte della sua intellighenzia e di nuovi avventurieri della politica sta prendendo la forma di sciagurate offerte politiche peroniste così ben rappresentate da partiti e movimenti sovranisti e populisti, i quali sono la versione solo un poco più grottescamente estremizzata dell’inetta classe politica italiana. Sono una rampante accozzaglia di sciagurati volenterosi ciecamente votati alla distruzione dell’Italia: sedicenti intellettuali e filosofi, aspiranti politici e statisti, giornalisti, opinionisti, legulei di provincia, docenti universitari cooptati, una galleria di maschere orrifiche e farsesche da avanspettacolo, di sedicenti patrioti dagli sguardi ebeti e invasati. Un paese saldamente su un binario morto che lo porterà allo spopolamento, all’impoverimento, a un declino inevitabile. Un paese i cui giovani si sono in gran parte accontentati della loro meschina condizione di dipendenza dai genitori abbracciando uno stile di vita basato su aperitivi e consumi voluttuari (possibilmente a basso costo), e un orizzonte esistenziale ombelicale e asfittico. Un paese profondamente ignorante, arrogante, velleitario, rancoroso, ma allo stesso tempo sazio, immobile, feroce e reazionario.

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